Prostituzione, immigrazione e sfruttamento: la situazione in Italia
Da “Punto e a capo sulla tratta. Un rapporto sulla tratta di persone e grave sfruttamento”, 2013 La maggior parte delle persone che si prostituiscono nel nostro Paese, soggette a sfruttamento, provengono dall’Africa, dall’Europa dell’Est e
Da “Punto e a capo sulla tratta. Un rapporto sulla tratta di persone e grave sfruttamento”, 2013
La maggior parte delle persone che si prostituiscono nel nostro Paese, soggette a sfruttamento, provengono dall’Africa, dall’Europa dell’Est e dal Sud America. È quindi evidente che bisogna prendere provvedimenti anche in ambito di politiche migratorie, sfruttamento e tratta che possono essere legate al fenomeno della prostituzione.
Nel 2013 è stato presentato un rapporto di ricerca sulla tratta di persone e il grave sfruttamento. I dati raccolti sono importanti e articolati, e permettono di fare osservazioni sulla situazione nelle strade e sulla condotta della politica nei confronti di questo settore. I soggetti presi in considerazione sono persone il cui percorso migratorio, in linea generale, parte da una scelta volontaria, per questioni di disoccupazione, discriminazione etnica o di genere, conflitti, inadeguate politiche di welfare, aspirazione a migliorare la propria condizione economica e sociale. Ma nel paese di destinazione il percorso migratorio irregolare può trasformarsi in sfruttamento o riduzione in schiavitù, e il debito contratto con persone terze per avere la possibilità di lasciare il proprio paese diventa un fattore di vulnerabilità decisivo per chi emigra, in condizioni di precarietà estrema in ogni aspetto della loro vita.
Per quanto riguarda il sistema italiano nei confronti delle vittime di tratta, gli enti intervistati per la ricerca riscontrano una criticità strutturale in quanto vengono prediletti percorsi giudiziari per le vittime rispetto alla concessione di percorsi sociali, equiparando a livello pratico queste persone a dei testimoni di giustizia, utilizzati per ottenere informazioni ma che in realtà richiederebbero uno strumento che tuteli i loro diritti umani e civili. I tempi di applicazione delle leggi in vigore sono lunghi, e la burocrazia amministrativa è inefficiente per quanto riguarda il trattamento e la regolarizzazione degli immigrati. Questo creerebbe intoppi anche nel caso in cui, ad esempio, si volesse pensare di regolarizzare la prostituzione, essendo essa per di più un fenomeno legato all’immigrazione.
Vengono impiegate troppo poche risorse per riformare il sistema anti-tratta; bisognerebbe invece intensificare i percorsi di protezione e reinserimento sociale per le vittime e intervenire in maniera più efficiente, trattandosi di un fenomeno che viola sistematicamente i diritti umani, permettendo inoltre alla criminalità di trarne ingenti guadagni.
Le attività svolte da parte di enti e associazioni che si occupano di contrastare il fenomeno e offrire sostegno alle vittime sono importanti, perché permettono di avere una conoscenza della situazione più approfondita, per quanto non precisa, che permetterebbe di regolare le leggi e i possibili interventi in modo efficace. Ma un grosso sforzo, è chiaro, deve essere fatto anche dal Governo.
I modelli legislativi in materia di prostituzione
La legge n 75/1958, ovvero la legge Merlin, rientra in quello che viene definito modello abolizionista, che è diffuso nella maggior parte dei paesi europei, e tende a non punire penalmente l’offerta o l’acquisto di atti sessuali a pagamento (anche se comunque non vengono regolamentati), ma considera illegale lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, il reclutamento, la gestione di case chiuse e tutti gli atti collaterali legati alla prostituzione.
Esiste poi il modello proibizionista, diffuso in gran parte dei paesi dell’Europa dell’Est, che persegue penalmente la prostituzione e tutti gli atti a essa correlati. Una variante di questo modello è quello neo-proibizionista, più noto come modello svedese, che tende a punire solo chi acquista, quindi il cliente, e non la prostituta, sulla base del fatto che questa è già vittima del mercato della prostituzione.
In ultimo c’è il modello regolamentarista, adottato ad esempio in Olanda e in Germania, secondo cui la prostituzione è legale e ne regola quindi le attività di esercizio. Restano illegali la prostituzione minorile e qualunque forma di sfruttamento.