“Pugili fragili”, l’ultima produzione di Piero Pelù, un appuntamento puntuale e sincero col rock
L'ultimo Festival di Sanremo, che verrà ricordato molto probabilmente come una kermesse nata e conclusasi agli albori del Covid-19, ha avuto comunque il merito di regalarci sorprese discografiche e ritorni graditi, diventati a pieno titolo
L’ultimo Festival di Sanremo, che verrà ricordato molto probabilmente come una kermesse nata e conclusasi agli albori del Covid-19, ha avuto comunque il merito di regalarci sorprese discografiche e ritorni graditi, diventati a pieno titolo la colonna sonora ben augurante di questi giorni di clausura per ogni ascoltatore. Dal più esperto di rock italiano al neofita in cerca di animali da palco.
Un identikit musicale che risponde al nome di Piero Pelù, che parcheggiata per un attimo la premiata ditta Litfiba con l’amico Federico “Ghigo” Renzulli, si concede questo rientro con il disco solista “Pugili Fragili” (pubblicato il giorno 21 febbraio) a dodici anni dall’ultimo lavoro intitolato “Fenomeni”.
Qualcuno si aspettava un mix di suoni elettronici e ritmiche decisamente più pop, ma la sintesi “nuda e cruda” del disco che proponiamo è una sola: “Niente si aggiunge e niente si distrugge” dal repertorio rock del fiorentino formatosi in via De’ Bardi.
I più severi amanti del rock potranno continuare a criticare la svolta mainstream e troppo televisiva di un Piero che si è diviso fra giudice da talent show e sparate populiste dal vivo. Tante contraddizioni e difficoltà superate abbondantemente in questo ultimo decennio, che si apre al nuovo con un lavoro come questo dove a farla da padrone è l‘esperienza di chi sa maneggiare il rock con cura e non fa alcuna differenza fra platea televisiva e palazzetto.
Laddove l’avventura Litfiba sembrava finire lungo le trame scontate dell’elettro pop e si sono poi recuperate di prepotenza la giusta dose di watt e chitarra, lo stesso schema si ripete a gran voce in questo “Pugili Fragili”. E se nell’ultimo disco del gruppo, “Eutopia”, si è assistito ad un duello incessante fra chitarra e prima voce, in questo ultimo lavoro solista si viene a ristabilire un perfetto grado di armonia. La voce di Pelù scivola finalmente su una atmosfera elettrica data dalla chitarra ma senza rimanerne inghiottita. Forse anche su questo parametro di maggiore libertà espressiva si gioca questo nuovo lavoro che non è obbligato a dare risalto a spazio ad altri soci fondatori come Renzulli e Co. (che comunque ci mancano, si intende).
“Pugili Fragili” è un lavoro rock senza mezzi termini e senza compromessi. E ci si può anche sbilanciare nel ritrovare una riflessione matura che proviene da testi più ricercati già a partire dalla “title track” che a detta dello stesso Pelù riflette lo stato attuale della società, ossia combattiva e spietata come un pugile ma estremamente fragile, soprattutto in questo momento di pandemia generale. Casualità o lungimiranza? Chi può dirlo…
Ma una cosa è certa. Mai come in questo caso un disco fotografa uno spaccato di un momento sociale di frenesia, tra un mercato discografico già martoriato dalle dinamiche moderne di fruizione e l’arrivo addirittura di un virus che crea ulteriore panico. È davvero un match di boxe. Ma giocato con esperienza e consapevolezza di chi ne ha prese e date già da lungo tempo. È la lezione di rivalsa e di chi fa rock.
I 10 brani
Pugili Fragili si apre con “Picnic all’inferno“, ispirato alle battaglie per l’ambiente che vede addirittura la campionatura della voce della eroina mondiale Greta Thunberg. Si prosegue subito con “Gigante” il pezzo sanremese dedicato al figlio e alle generazioni più giovani. Una canzone non banale che a un primo ascolto fa anche sorridere, perché ricorda la sigla di un cartone animato da supereroi. Un refrain che durante il Festival ha saputo scaldare la platea, complici le acrobazie del vocalist Pelù e la sua voglia di coinvolgere il pubblico correndo in platea.
Adesso è rock e ordinaria amministrazione con pezzi che scivolano via senza intoppi come “Ferro Caldo” e “Luna Nuda“, che vede anche la partecipazione di un altro mostro sacro del rock italiano, come Francesco Sarcina delle Vibrazioni.
E dopo la canzone praticamente perfetta di “Pugili fragili“, ci si concede anche un momento di sperimentazione con la giusta dose di ironia e modernità con la cover di “Cuore matto” di Little Tony. Ma non c’è nulla di ironico. Dopotutto si sta omaggiando un collega della vecchia scuola del rock n’ roll.
Siamo nella seconda parte di questo nuovo lavoro e sempre in tema di testi a tinte forti c’è spazio per “Nata libera“, palesemente dedicata alla lotta contro la violenza di genere. Con i due pezzi “Fossi foco” e “Stereo Santo” si ritorna a parlare rock puro. Fino a chiudere salutando i fan con “Canicola“, altro pezzo di hard rock dove la chitarra spinge più forte come durante gli stessi bis di un concerto.
E difatti sono già pronte delle date (virus permettendo), per portare questo “Pugili fragili” in giro per l’Italia. E chissà che sia la volta buona per tornare a gustarsi uno spettacolo dal vivo con la giusta ma consapevole componente di assembramento e spensieratezza da rock festivaliero estivo. Qualcosa che in questo momento ci manca e ci farebbe davvero bene.
Gustiamoci per il momento queste dieci tracce regalateci da Piero. In attesa di un nuovo ritorno dei Litfiba vale la pena non perdere mai il ritmo e la confidenza col palcoscenico e la scrittura. Pelù lo sa bene e anche in un anno improvvisamente problematico non tarda all’appuntamento col rock. Probabilmente nulla di nuovo ma è un appuntamento decisamente sincero e di esperienza. E con una raccomandazione: mai abbassare la guardia…
Pugili Fragili
Piero Pelù
Durata: 33:01
Tracce: 10
Etichetta: Teg/Sony Bmg
Produttore: Piero Pelù