Rapido 904: la strage di Natale del 23 dicembre 1984. A distanza 35 anni i familiari delle vittime attendono ancora giustizia

Quanti tristi anniversari ci ha portato questo anno che sta per lasciarci, il 2019! Ce lo ricorda con profondo rammarico Roberto Cenati, Presidente Anpi Provinciale di Milano. Come per la Strage di Piazza Fontana, si sa

Quanti tristi anniversari ci ha portato questo anno che sta per lasciarci, il 2019! Ce lo ricorda con profondo rammarico Roberto Cenati, Presidente Anpi Provinciale di Milano. Come per la Strage di Piazza Fontana, si sa chi è stato ma per i 16 morti e i loro familiari non è stata fatta ancora giustizia. Ne abbiamo già parlato in diversi articoli, tra cui Chi è Stato  e Milano è Memoria.

“Alle 19.08 di domenica 23 dicembre 1984 il treno rapido 904 proveniente da Napoli fu squassato da una esplosione violentissima mentre si trovava all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro, nei pressi della quale – dieci anni prima il 4 agosto 1974 – si era consumata la strage neofascista sul treno Italicus. A causare la detonazione fu una carica di esplosivo radiocomandata, collocata su una griglia portabagagli mentre il treno era fermo alla stazione di Firenze. L’esplosione provocò nell’immediato quindici morti e circa trecento feriti. A distanza di qualche tempo e per conseguenza dei traumi allora subiti, i morti saliranno a sedici. Dai processi e dalle relazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta è emerso essersi trattato di una strage la cui ideazione ed esecuzione erano state il frutto di un intreccio di interessi e legami coinvolgenti, a vario titolo, la criminalità mafiosa, neofascista, comune e la P2. Dalle sentenze, è emerso con particolare chiarezza che la strage era stata organizzata da esponenti di vertice di Cosa Nostra per «allentare momentaneamente la morsa repressiva e investigativa» cui la organizzazione veniva sottoposta a seguito degli «effetti devastanti prodotti dalle rivelazioni» di alcuni collaboratori di giustizia, ai quali «gli inquirenti davano credito» emettendo «centinaia di provvedimenti restrittivi». “Cosa Nostra” ricorse così alla violenza indiscriminata propria dello stragismo terroristico, e «in tal senso non fu priva di significato la scelta della galleria degli Appennini, in quanto luogo storicamente scelto dalla eversione di destra per i suoi attentati». La Corte d’Assise di Firenze, il 25 febbraio 1989 condannò alla pena dell’ergastolo Giuseppe Calò, Guido Cercola e altri imputati legati al clan camorristico Misso.La quinta sezione penale della Cassazione, il 24 novembre 1992, confermò la sentenza riconoscendo la «matrice terroristico-mafiosa» dell’attentato. Il 27 aprile 2011 la Direzione distrettuale antimafia di Napoli emise un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del boss mafioso Salvatore Riina per la strage, precisando che Riina è considerato il mandante della strage. Il 25 novembre 2014 si aprì, a Firenze, il processo.
Il 14 aprile 2015 Riina fu poi assolto per mancanza di prove. A distanza di 35 anni i familiari delle vittime attendono ancora che piena giustizia sia fatta”.

 Roberto Cenati, Presidente Anpi Provinciale di Milano

Giornalista per caso… dal 1992, per una congenita passione per la fotografia. Dalle foto ai testi il passo è breve: da riviste di viaggio e sportive ai più quotati femminili e quotidiani nazionali sui temi del mondo del lavoro. Ho progettato e gestito newsletter di palestre e centri fitness. Ora faccio parte degli intrepidi inviati di Milanosud.

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