Richard Ginori, da fabbrica storica a sede di aziende di Moda e Design
Uno degli angoli più caratteristici dei Navigli milanesi è senza dubbio la tratta del Naviglio Grande tra via Richard e il cavalcavia delle Milizie. In poco meno di un chilometro, infatti, è presente un concentrato
Uno degli angoli più caratteristici dei Navigli milanesi è senza dubbio la tratta del Naviglio Grande tra via Richard e il cavalcavia delle Milizie. In poco meno di un chilometro, infatti, è presente un concentrato di storia e memoria molto importante per tutta la città. Punto di riferimento dell’area è la chiesa di San Cristoforo, edificata nel XIII-XIV secolo e teatro di alcuni avvenimenti storici come l’incontro nel 1491 tra il giovane Lodovico il Moro e la promessa sposa Beatrice d’Este.
Anche le immediate vicinanze hanno una storia da raccontare: il cavalcavia delle Milizie deve il nome all’omonima torre realizzata nel periodo fascista e abbattuta nel 1972; la cascina Campagnola – oggi purtroppo rudere pericolante – era una piacevole stazione di sosta durante la navigazione; le storiche canottieri, ancora oggi simbolo degli sport acquatici cittadini. Buona parte della sponda opposta, invece, è occupata dalla Richard Ginori, fabbrica nata agli inizi dell’800, poi acquisita nel 1840 da Giulio Richard e fusa alla fiorentina Ginori alla fine del secolo. Per più di 100 anni è stata fonte di ricchezza e sviluppo per la Barona. Come per molte fabbriche di quell’epoca, anche la Richard Ginori ha generato nei quartieri limitrofi un indotto di vastissima portata: dalle case degli operai, che ancora oggi rendono così “vecchia Milano” quel tratto di Naviglio, a numerose attività artigianali, fino a trasporti e servizi. Si deve alla Richard, infatti, la creazione del bellissimo asilo di via Watt, oppure il ponte di ferro con asse mobile, oggi simbolo restaurato dell’archeologia industriale del sud ovest milanese, che consentiva il collegamento tra la fabbrica e la linea ferroviaria Milano-Mortara.
Nella prima metà del 900 divenne un complesso industriale tra i più importanti d’Italia, con 1500 lavoratori, simbolo del “made in Italy” grazie non solo alla qualità del prodotto, ma anche alle collaborazioni dei più famosi architetti e designer del Novecento, quali Gio Ponti e Giovanni Gariboldi, chimici come Gino Campana, pittori come Andrea e Pietro Cascella, nonché Fausto Melotti. Personaggi illustri che hanno reso Richard Ginori simbolo di eccellenza conservato nel tempo, a tal punto che dal 2013 l’azienda è stata acquisita da Gucci, noto marchio della moda italiana. Dopo la chiusura del 1986, con lo spostamento della produzione a Sesto fiorentino, lo spazio compreso tra il Naviglio, via Morimondo e via Richard cadde in disgrazia. Persa la sua vocazione industriale, l’area è stata recuperata negli anni successivi e riconvertita verso il settore del terziario: ad eccezione delle torri Ligresti realizzate nel 1991 lungo via Richard, monoliti di vetro ripetuti in diverse zone di Milano per lo più sfitti e inutilizzati, il complesso è stato in gran parte mantenuto e valorizzato grazie alla lungimiranza degli imprenditori edili Cajrati Crivelli destinandolo a sede di diverse case di moda e design.
Oggi, con il trasferimento del gruppo Nestlè ad Assago, azienda che occupava l’intero edificio affacciato sul Naviglio, si apre un nuovo capitolo di sviluppo dell’area. I bellissimi cortili circondati da piccoli edifici storici non sono visitabili liberamente, ma grazie a MuMi, ecomuseo del sud ovest milanese, e MuseoLab6, associazione concentrata sulla valorizzazione della zona 6, è possibile scoprirne i tesori nascosti e conoscerne le storie tramite le testimonianze di chi le ha vissute in prima persona. Nelle loro pagine web (www.mumi-ecomuseo.it e www.museolab6.com), le due realtà ricostruiscono il passato di parti della città grazie alla raccolta di testimonianze, documenti e fotografie: un lavoro ricco e minuzioso, che, presentato spesso in occasioni di iniziative quali convegni e passeggiate di gruppo, consente di riscoprire il proprio passato, ricco di storie e curiosità.
Fabrizio Delfini
(Marzo 2016)