Ringhiera chiuso per 2 anni e forse più

Si respira un’aria di grande incertezza e delusione all’Atir Ringhiera. Forse anche rassegnazione, per quanto Serena Sinigaglia, direttore artistico dell’Atir, si affretti a dirci: «Faremo di tutto per far sopravvivere il Ringhiera e il rapporto

ringhieraSi respira un’aria di grande incertezza e delusione all’Atir Ringhiera. Forse anche rassegnazione, per quanto Serena Sinigaglia, direttore artistico dell’Atir, si affretti a dirci: «Faremo di tutto per far sopravvivere il Ringhiera e il rapporto che abbiamo creato in questi vent’anni con il territorio. A settembre saluteremo il nostro pubblico, con una serie di serate e una conferenza stampa, in cui diremo quali sono le prospettive dell’Atir e, per quanto ci riguarda, del Ringhiera».

Gli stessi sentimenti di costernazione sono condivisi dagli abitanti del sud Milano, che hanno eletto il Ringhiera a luogo di cultura e di aggregazione, e che ora vedono allontanarsi sempre di più, nelle nebbie dell’indeterminatezza, la riapertura del teatro e temono il ritorno dell’abbandono di un’area, la Piana, che prima dell’arrivo dell’Atir era un luogo di degrado. Quanto emerso a inizio aprile, quando è stato comunicato dal Comune all’Atir l’indisponibilità del Ringhiera, non fa ben sperare. Al momento la perizia tecnica compiuta sull’immobile non è stata ancora resa nota. In pratica, a parte dichiarazioni in ordine sparso di assessori e funzionari comunali, che parlano della necessità di sistemare la pavimentazione, alcuni locali, i solai, la porta dell’Anagrafe, il palcoscenico, non si sa niente di preciso. A maggio era filtrata la voce che la situazione della struttura di via Boifava non fosse così grave come si era in un primo momento supposto. Inoltre gli operai avevano iniziato dei piccoli interventi. Dichiarazioni e lavori che avevano fatto sperare a una soluzione più veloce. Ma poi non si è saputo più nulla.

In un’intervista al periodico Foyer, l’assessore alla Cultura Filippo del Corno ha dichiarato: «Siamo di fronte a due strade: o un piccolo intervento, chiaramente solo sul teatro, o un intervento molto più ampio sulla struttura, cosa che, come si capisce, può determinare tempi diversi nella progettazione e realizzazione». Insomma, sembra che il Comune non abbia deciso ancora cosa fare, Di certo c’è che l’assessore ai Lavori Pubblici Gabriele Rabaiotti, in un incontro con l’Atir, incalzato sui tempi, ha parlato di almeno due anni di chiusura del teatro, ma non ha escluso tempi più lunghi. Nelle settimane scorse è emersa l’ipotesi del Teatro della Quattordicesima, in via Oglio 18, nel Municipio 4, come casa dell’Atir, ma si tratta di una soluzione praticabile, nel caso, tra due anni, al termine dei lavori di ristrutturazione, la cui conclusione è prevista a fine 2018. Nessuna risposta è arrivata anche sul luogo dove collocare le attività non teatrali del Ringhiera, definizione che Serena Sinigaglia respinge, «perché il teatro come lo intendiamo noi è un’attività socio culturale, che vive a stretto contatto con il territorio». Si tratta di laboratori teatrali per anziani, adolescenti, disabili, campus e altro ancora che Atir porta avanti da anni, per i quali da subito era stato chiesto al Comune dei locali in zona per un ufficio, una piccola sala prove e un magazzino teatrale. Due settimane fa circa i rappresentati dell’Atir, con altri due soggetti, una onlus e un soggetto che fa coworking, potenzialmente interessati, hanno visitato assieme a Luca Gibillini, del gabinetto del sindaco Beppe Sala, lo spazio sotto il Teatro Pacta, al Centro Puecher di via Dini, dove fino a pochi mesi fa aveva sede l’associazione Centro comunitario Puecher. Uno spazio che la Città metropolitana aveva messo a bando nei mesi scorsi, per 24mila euro all’anno, senza che nessuno si facesse avanti. Cifre, che se saranno confermate, molto difficilmente potranno essere sostenute dall’Atir.

Meglio è andata per la stagione teatrale. Nonostante il fulmine a ciel sereno di aprile, la compagnia Atir è riuscita a collocare la stagione nella rete dei teatri milanesi, forte degli ottimi rapporti e un’autorevolezza creati in 20 anni di attività. La stagione si svilupperà tra l’Elfo Puccini, il Franco Parenti, il Piccolo Teatro, il Manzoni, il Teatro della Cooperativa, il Carcano e il Filodrammatici. Il Teatro Verdi consentirà la rappresentazione di due prime, milanese e nazionale, prodotte da Atir con due compagnie composte da giovani attori. Verranno rappresentate, “Essere bugiardo”, vincitore del Premio Tondelli 2015, e il nuovo testo di Scarpinato, più un festival tematico. In questo scenario di indeterminatezza una cosa dunque è certa: gli abitanti del sud Milano per molto tempo se vorranno seguire l’Atir dovranno, come la compagnia teatrale, migrare altrove. E per il quartiere sarà una grande perdita, non solo da un punto di vista culturale.

Adele Stucchi

Caro sindaco, non vogliamo la luna: solo una data di riapertura

drag queenIl Teatro Ringhiera ai primi di ottobre chiuderà i battenti. Avremmo voluto festeggiare qui, a dicembre, il nostro decennale: quello del teatro e quello della nostra compagnia. Le Nina’s Drag Queens nascono proprio qui, dieci anni fa, in occasione del festival di apertura che Atir dedicò alla città di Milano, e oggi non possiamo non notare la crudele ironia della sorte che vede Milano perdere, dalla lista dei suoi teatri, proprio questo. Abbiamo deciso dunque di rispondere a questa chiusura con un’apertura straordinaria, non sarà il nostro compleanno ma una festa di addio. L’antidoto al male di vivere che meglio conosciamo, ovvero l’arte di trasformare una lacrima in un sorriso, ci aiuta a guardare oltre questa perdita. Dieci anni sono tanti e non si riassumono facilmente. Dieci anni fa i soci dell’Atir hanno iniziato a trasformare questo spazio da terra di nessuno a terra di tutti e il disagio ha lasciato posto all’incontro creando una comunità, lo hanno fatto passo dopo passo, affrontando difficoltà che avrebbero fatto scappare chiunque. Questo teatro è diventato la casa di molte persone e di molti artisti, dieci anni di attività e i risultati innegabili ottenuti dimostrano come la cultura abbia un potere rigenerante straordinario che nessun altro investimento pubblico possiede: porta vita e socialità là dove ci sono sofferenza e paura. Quanto vale tutto questo? Molto, diciamo noi, moltissimo, un vero patrimonio, pubblico, nostro, vostro, di tutti. La fatiscenza dell’edificio rende necessaria una ristrutturazione che nessuno vuole ostacolare, ad oggi ancora non esiste un piano di recupero, un progetto condiviso, tempi certi, destinazioni sicure, alternative temporanee per questo quartiere e i suoi cittadini che ne hanno estremamente bisogno. Perché? Lo chiediamo ai politici, che tante volte hanno apprezzato questo luogo. Non vogliamo credere che “cultura” rimanga una parola da esibire solo in campagna elettorale e “socialità” un lustrino da talk show, abbiamo fiducia in voi. Crediamo che le periferie non si migliorino soltanto quando si tocca il fondo. Qui è stato fatto molto per sconfiggere il degrado e dal fondo ci siamo sollevati, perché lasciare cadere tutto un’altra volta?  Noi resisteremo, certo, ma qui a breve qualcosa potrebbe morire, ed è di tutti. Noi oggi abbiamo un diavolo per capello e non c’è lacca che tenga. Noi adesso andiamo, e dove non si sa, ma tu, caro amministratore, che invece resti nel tuo ufficio, non lasciarti indurire il cuore dalle leggi e dai bilanci, dacci un segno d’amore. Noi non capiamo cosa voglia dire “l’errore è stato fatto dieci anni fa, questo luogo non andava riaperto”:  nonostante la miopia di chi decise di fare un bando su questo teatro senza ristrutturarlo, questi dieci anni trascorsi qui sono un valore prezioso. Non vogliamo credere che le migliaia di persone che abitano attorno a questa piana orizzontale valgano meno di quelle che abitano i boschi verticali di questa città. Noi vi esortiamo a splendere, a farci sognare, facciamo il tifo per voi e ci aspettiamo un coup de theatre da applausi, in questa vicenda. Caro Sindaco, sapessi come è strano sentirsi innamorati a Milano eppure in questo posto impossibile a noi è successo. Sindaco, almeno tu nell’universo, facci fare ancora l’amore da piazzale Abbiategrasso in giù, non vogliamo mica la luna, solo una data di riapertura. Le Nina’s Drag Queens ora escono da qui a testa alta, belle cotonate e dicono “grazie!”. Grazie Atir, grazie fratelli e sorelle che con la vostra determinazione e il vostro cuore gettato oltre l’ostacolo avete scritto una pagina bellissima di questa città, grazie spettatori che fin dal primo giorno avete incoraggiato i nostri timidi passi tacco 12 lasciandoci capire che avevate bisogno di noi come noi abbiamo bisogno di voi, grazie allievi e allieve dei nostri laboratori, i vostri occhi felici e colanti di mascara sono medicina per i nostri cuori feriti. Grazie Fabio Chiesa, sorella Domitilla, questa piazza è tua e noi staremo qua a pretendere che ti venga reso il giusto tributo consacrando alla tua arte, al tuo amore per la gente e alla tua imperitura memoria questo luogo di vita. Il Teatro Ringhiera ai milanesi, lunga vita alle Regine!

Nina’s Drag Queens

(Luglio 2017)

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, blogger appassionata di cinema e teatro, talentuosa grafica e webmaster, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sfide, forte della sua estrazione umanista veste con grazia e competenza le testate digitali e su carta di Milanosud.

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