Salari equi, 
le prescrizioni inascoltate di Costituzione ed Henry Ford

Tra gli articoli della Costituzione Italiana più disattesi vi è indubbiamente il 36, che al comma 1 recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in

Tra gli articoli della Costituzione Italiana più disattesi vi è indubbiamente il 36, che al comma 1 recita: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Le cronache di questi mesi negano clamorosamente i principi di civiltà contenuti in questo articolo della nostra Carta. Il valore sociale attribuito al lavoro dai Costituenti è dimenticato. Proporzionalità e sufficienza delle retribuzioni sono concetti che chi si lamenta di non trovare lavoratori, paga salari sotto i cinque euro l’ora, vede i dipendenti scappare appena possibile non conosce nemmeno lontanamente.

In attesa che il tema delle retribuzioni entri concretamente nell’agenda di questo Paese, ricordiamo Henry Ford, che nel 1914 ridusse l’orario di lavoro dei suoi dipendenti da 9 a 8 ore e aumentò la paga giornaliera da 2,34 a 5 dollari. In questo modo fermò la fuga dei lavoratori alla ricerca di paghe più alte, aumentò la produttività, abbatté l’assenteismo e, soprattutto, aumentò i profitti.

Commentando questa iniziativa ebbe a dire anni dopo: “Non era certamente una forma di beneficenza (…). Volevamo pagare alti salari in modo che la nostra attività si potesse fondare su basi durature. Un’attività con bassi salari è sempre insicura (…). Il pagamento di cinque dollari al giorno per una giornata di otto ore è stata una delle migliori mosse di riduzione dei costi che abbiamo mai fatto”.

Chissà che l’insegnamento di una delle icone del capitalismo mondiale non riesca lad- dove politica e sindacato hanno fallito.

 

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

Recensioni
NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO