Si stava peggio quando si stava peggio, Francesco Filippi smaschera i principali luoghi comuni sul Duce
Agile e tascabile come dev’essere un vademecum questo piccolo grande libro di Francesco Filippi smaschera e smonta praticamente tutti i luoghi comuni su Mussolini catalogabili nel grande scaffale metaforico del “si stava meglio quando si
Agile e tascabile come dev’essere un vademecum questo piccolo grande libro di Francesco Filippi smaschera e smonta praticamente tutti i luoghi comuni su Mussolini catalogabili nel grande scaffale metaforico del “si stava meglio quando si stava peggio”, o più apertamente, “quando c’era lui”. Storico della mentalità e formatore, l’autore è anche presidente dell’Associazione di promozione sociale Deina, che organizza viaggi della memoria, e percorsi formativi con scuole e università in tutta Italia. L’avvertenza che governa la stesura del libro ne misura, indirettamente, l’importanza: “La base di un possibile futuro totalitario passa anche dalla riabilitazione del passato totalitario. Mostrare la realtà di quel passato è un primo passo per evitare che quel passato diventi futuro”.
Quali luoghi comuni? Basta scorrere l’indice: il duce previdente e previdenziale, il duce economista, il duce condottiero e statista…e perfino un clamoroso “duce femminista”. Ovviamente sono rappresentazioni che vengono scrupolosamente smontate, una per una.
Dire che in vent’anni non sia stato fatto, costruito, concepito nulla di buono sarebbe assurdo e proprio di una concezione manichea. Ma il lavoro di Filippi consente di dare a cesare quel che è di cesare. E bisogna ammettere che al cesare di Predappio rimane ben poco.
Crollano anche mitologie come “ha fatto le bonifiche” (un capitolo complesso, dove la propaganda e le progettazioni pre-fasciste sembrano prevalere sulle realizzazioni effettive), “ci ha dato le pensioni” (furono introdotte molto prima), “ha messo i corrotti in galera” (c’è stata molta corruzione anche durante il regime) e “ha sconfitto la mafia” (non c’era libertà di stampa e le notizie sulla criminalità che uscivano erano solo quelle che voleva il regime; senza contare che di fatto Mussolini prepensionò il famoso Prefetto Mori prima che potesse completare la sua azione contro i mafiosi).
Tra i capitoli più efficaci quello dedicato agli “italiani brava gente” e al razzismo. Non eravamo affatto così bravi, e così poco razzisti: il libro rammenta una serie di episodi efferati, dall’utilizzo dei gas terribili contro i civili e le decimazioni in Libia – protagonista il “macellaio” Rodolfo Graziani – alla pretesa di distinguere “chi era degno di essere italiano da chi no (…) il primo obiettivo della violenza furono i portatori di una diversità politica, ma fin da subito si passò a quelle sociali” (Gaetano Salvemini contò 3000 caduti a causa dello squadrismo nel biennio 1921-1922) “…e una volta arrivati al potere, a quelle etniche”.
Francesco Filippi
Mussolini ha fatto anche cose buone
Bollati Boringhieri
Pagine 130
12 Euro