Smartday: una giornata tipo al tempo del virus
Di fronte alla richiesta di reinstallare il driver della porta USB, Mario, le cui conoscenze informatiche sono ferme al primo tennis elettronico apparso con il Commodore 64, ha un mancamento e si accascia sulla sedia
Ore 6.30: Mario, come tutte le mattine da 25 anni a questa parte salta giù dal letto, “inforca” mutande, canotta e calzini e corre in bagno urlando: «Oggi tocca a me fare la doccia per primo!». La moglie Iris, solleva una palpebra e, rassegnata, sussurra tra sé e sé: «Ancamò…»; e, subito dopo, rivolgendosi al marito: «Guarda che se vai avanti così chiamo la “Neurodeliri”! Sono 4 settimane che siamo a casa per il Coronavirus, fai il bravo e torna a letto che possiamo dormire ancora un po’!».
La delusione si dipinge sul volto dell’uomo, un altro giorno da carcerato lo attende. L’adrenalina è però ormai in circolo: Mario tira su le tapparelle di casa e si fionda in cucina a preparare la colazione per tutta la famiglia: pane “posso” e due cucchiaini a testa di Santarosa. A nulla valgono le proteste di Michelino, il figlio dodicenne abituato a dosi ben più sostanziose: «Niente obiezioni, marmellata e pane sono razionati fino alla prossima spesa».
Nel frattempo, il telefonino di Iris vibra senza sosta: la chat whatsapp della scuola conta già 150 messaggi. Al primo avviso della rappresentante di classe che annunciava l’avvio delle videolezioni, sono seguiti 49 “grazie”, 28 faccine sorridenti, 25 faccine con l’“occhiolino”, e ben 48 cuoricini. Nonostante le istruzioni tecniche ricevute sembrino facili ed intuitive (apri, copia & incolla, doppio click…) lo schermo del Pc diventa rapidamente ostaggio di messaggi oscuri e incalzanti: la versione del browser non è supportata! il sistema operativo è da aggiornare! il firewall non riconosce la videocamera! Di fronte alla richiesta di reinstallare il driver della porta USB, Mario, le cui conoscenze informatiche sono ferme al primo tennis elettronico apparso con il Commodore 64, ha un mancamento e si accascia sulla sedia schiacciato dal peso del progresso tecnologico. Un provvidenziale spegni – riaccendi del computer “resetta” tutto e fa magicamente apparire sullo schermo il volto di Ingrid, l’insegnante di matematica soprannominata dai ragazzi della classe Frau Rottenmeier per i metodi di insegnamento non propriamente di stampo Montessoriano.
La lezione incorre ben presto in un intoppo audio: un fragoroso “rutto” fuori campo irrompe inaspettatamente nella chat: David, uno dei compagni di Michelino, si è dimenticato di mettere in standby il microfono lasciando via libera al fratellone Giorgio (detto l’Unno) con cui divide la camera e che, dal suo ingresso nel pianeta “adolescenza”, ha deciso di comunicare con il resto del mondo esclusivamente per via gutturale. Mentre Michelino è impegnato sul “fronte” scuola, Mario e Iris, seduti uno di fronte all’altra, danno inizio alle rispettive giornate di smartworking, o usando una terminologia nostrana, di Lavoro Agile, che i due interpretano alla lettera anche nell’outfit indossato.
Iris punta su un look informale: pigiama di flanella tripla XL color verde ramarro, felpa giallo canarino (con zip rotta all’altezza dell’ombelico) e ciabattona di ecopelle ormai completamente sfaldata. Mario opta invece per uno spezzato buono per tutte le occasioni: tuta color bleu ATM, blazer a quadrettoni risalente ai tempi del “Carlo Codega”, (da indossarsi alla bisogna in caso di video riunioni con i capi), e infine un vero vezzo da dandy: calzettone da basket infilato in un comodo infradito.
In un battibaleno “si fa” l’ora di pranzo. Mario ha l’acquolina in bocca: «Oggi abbiamo spezzatino con patate, giusto?». Iris, voltandosi verso i fornelli, risponde: «Sì, ma non lo vedo sul gas, non l’hai scongelato?». «No, toccava a te, io sto lavorando!»; «Ecco bravo, invece io mi sto grattando i pollici!». Prima che gli animi si infuochino interviene, provvidenzialmente, Michelino a fare da paciere: «Che ne direste di uno spago aglio, olio e peperoncino?».
Mentre la pasta bolle in pentola, un sorriso astuto, tipico di chi ritiene di avere avuto un’intuizione unica e geniale, si dipinge sul volto di Mario. E così, ingurgitato il piccantissimo carboidrato in un men che non si dica, l’intraprendente uomo di casa si impossessa della lista della spesa e si congeda dalla moglie con le ottimistiche parole: «Vado al supermercato, a quest’ora non ci sarà anima viva!».
Giunto sul posto, lo scenario che gli si palesa è a dir poco scoraggiante: la coda chilometrica ricorda quelle Ferragostane sulla Salerno-Reggio Calabria. E con il danno arriva anche la beffa impersonificata dal sarcastico addetto alla security che commenta senza pietà: «Ecco un altro stratega della spesa intelligente!». Mario si rende presto conto che il disagio dello stare in coda è acuito da un odoraccio acre che non gli dà tregua. Tra sé e sé si interroga e arrovella: «Sembrerebbero delle zaffate di… di aglio! Mario comprende così la causa del fetore: la mascherina FFP3 che indossa diligentemente, più stagna di un casco da palombaro, trattiene e rimette in circolo l’olezzo del suo alito asfissiante che l’agliatissimo spaghetto gli ha provocato! Entrato finalmente nel supermercato, Mario si dirige lesto al reparto farine dove conta di rifornirsi di lievito e mettere in atto il piano autarchico che sogna ormai da giorni: l’autosufficienza sul fronte del fabbisogno giornaliero di pane.
Purtroppo, non è l’unico a nutrire tale speranza. Dall’altra parte della corsia si affaccia, minaccioso, un altro carrello. È quello di Mohammed, un italo egiziano con alle spalle tre generazioni di panificatori in preda ad una crisi di astinenza da impasto, e, per questo motivo, deciso a vendere cara la pelle. A metà strada, sull’ultimo ripiano della scaffalatura, svetta l’ultima bustina di lievito Bertolini. Mentre i due si si studiano come nell’ultima scena di “Duello al sole”, all’improvviso appare in scena un’arzilla vecchietta che, in barba all’osteoporosi che l’affligge da anni, con un balzo degno dell’oro olimpico conquistato da Sara Simeoni alle Olimpiadi di Mosca del 1984, arraffa l’agognato prodotto e svanisce nel nulla come una primula rossa, lasciando i duellanti a secco.
Rientrato a casa, forse proprio a causa della delusione patita per il mancato acquisto, Mario è colpito da un principio di ipocondria a cui cerca di reagire cercando il conforto della propria consorte: «Iris non so…sento come un fastidio alla gola. Sarà mica il virus?» L’”amorevole” sostegno di Iris, non tarda ad arrivare: «No quello è il reflusso gastrico. Prenditi due Maalox e rimettiti a lavorare».
Ore 18.30: la giornata di lavoro volge al termine e lascia spazio all’ora del relax; l’insegnante di yoga di Mario ha proposto una video lezione sperimentale per superare i divieti in vigore per l’emergenza Coronavirus. In un battibaleno il soggiorno assume le sembianze di un Ashram alle pendici dell’Himalaya: tappetino yoga, candele al posto delle luci, bastoncini di incenso in ogni angolo della casa. Sullo schermo del computer appare la figura eterea del Guru che con gesti lenti e tono pacato dà il via alla lezione: «Incominciamo con il saluto al sole…».
Tutto sembra andare liscio fino a quando il maestro invita i partecipanti ad assumere la posizione del gatto stirato. Beppe, il felino di casa, sentitosi chiamato in causa, si desta improvvisamente dal torpore e con una serie di agguati degni di una tigre del Bengala attacca ripetutamente il povero Mario costretto a lottare strenuamente a terra per non soccombere. Placata l’ira della fiera domestica Mario si raccoglie nella posizione del loto speranzoso di potersi godere i minuti finali dedicati alla meditazione. Ma proprio nel momento in cui i suoi nervi iniziano finalmente a distendersi compare sulla scena Michelino, che “compresso” da 4 ore consecutive trascorse davanti al tablet, scambia il soggiorno per il prato di San Siro e comincia ad esibirsi in una serie di evoluzioni degne di Cristiano Ronaldo. La mira non è quella del campione: un tentativo di rovesciata ha ahimè un esito infausto: la palla di spugna centra in pieno la vetrinetta del mobile bar che esplode in mille pezzi.
Ore 22.00: Iris e Mario, sfiniti, si ritrovano fianco a fianco nel proprio talamo. «Dai su Mario spegni la luce che è tardi e domani ci aspetta un’altra giornata di lavoro agile».
«Lavoro agile? A me sembrano dei lavori forzati. Sai una cosa? Domani prendo ferie…».
xavier 18 Aprile 2020
grazie, mi sono proprio divertito. Volevo mettere 5 stellette ma appena sfiorato il mouse mi ha messo tre stellette senza possibilità di revisione.
MARCO GAMBETTI 20 Aprile 2020
Grazie del commento. L’intento era proprio quello di gettare uno sguardo ironico sulla quarantena che potesse aiutarci a vivere con un po’ più di leggerezza i disagi e le preoccupazioni che questo periodo sta comportando.