Smartworker: le competenze da sviluppare

Oggi, secondo i dati diffusi dal ministero del Lavoro, sono 1.6 milioni i lavoratori che lavorano in smart working a seguito delle norme sull’emergenza sanitaria. Un’azione ha avuto un impatto notevole sulla vita lavorativa e

smartworker

Oggi, secondo i dati diffusi dal ministero del Lavoro, sono 1.6 milioni i lavoratori che lavorano in smart working a seguito delle norme sull’emergenza sanitaria. Un’azione ha avuto un impatto notevole sulla vita lavorativa e personale di ogni individuo.

Secondo i dati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano anche prima che in Italia esplodesse l’epidemia erano 570mila i lavoratori dipendenti che godevano di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro.

Le imprese che hanno avviato progetti di Smart Working rappresentano il 58%, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. A queste percentuali va aggiunto un 7% di imprese che ha già attivato iniziative informali e un 5% che prevede di farlo nei prossimi dodici mesi. Del restante 30%, il 22% dichiara probabile l’introduzione futura e soltanto l’8% non sa se lo introdurrà o non manifesta alcun interesse.

Smart working in azienda: gli effetti 

Uno degli effetti della pandemia è stato sicuramente l’incremento della digitalizzazione delle attività lavorative, che si è definita sempre più nella quotidianità. Ci siamo ritrovati a dover riorganizzare le nostre attività, cambiando radicalmente il nostro stile di vita.

Sicuramente l’emergenza ha accelerato il processo di digitalizzazione del lavoro già presente in alcune realtà organizzative. Si è notato un impatto positivo a livello aziendale, personale ed ambientale derivato da questa modalità di lavoro detta anche agile. Si è riscontrato per le aziende un incremento della produttività, dell’engagement del personale, una riduzione dell’assenteismo; a livello personale, invece, un miglior work-life balance, la riduzione dei costi e dei tempi per gli spostamenti casa-lavoro, con risvolti positivi sull’impatto ambientale.

Gli ostacoli per un corretto sviluppo di tale processo riguardano principalmente la rigidità al cambiamento, una mancanza di formazione adeguata che ha portato alla necessità di adeguare le competenze dei lavoratori alle esigenze lavorative per affrontare al meglio tale cambiamento.

Smartworker: le skill fondamentali

Ecco le principali competenze che uno smartworker dovrebbe avere o sviluppare:

  • Competenze digitali, sempre più importanti nel processo di digitalizzazione, che consentono un utilizzo consapevole degli strumenti tecnologici a vantaggio del proprio lavoro;
  • Organizzazione dell’attività lavorativa, il saper programmare il proprio lavoro stabilendo gli obiettivi a breve, medio e lungo termine e saper monitorare tali attività;
  • Saper distinguere e dividere il tempo per il lavoro dalla vita personale, il saper “staccare” quando si è conclusa l’attività;
  • Collaborazione col team, il saper mantenere sempre viva una comunicazione con i colleghi, anche a distanza, per riuscire a cooperare al meglio e allineare le varie attività.

Lo smart working richiede necessariamente una riorganizzazione dell’attività lavorativa e di conseguenza anche personale. Queste modifiche mirano a rendere il lavoro più produttivo traendo un vantaggio personale e portando un vantaggio anche a livello organizzativo.

Quando uno smartworker lavora da casa però, trova alcune difficoltà derivate dall’ambiente domestico: occorre eliminare tutte le distrazioni e focalizzarsi esclusivamente sull’attività lavorativa, per ridurre al minimo quelle interferenze esterne al lavoro che potrebbero creare dei rallentamenti.

Un’alternativa al lavoro da casa è sicuramente il Coworking, spazio di lavoro condiviso dove potrai concentrarti, fare networking e scambiare opinioni ed esperienze con altri professionisti.

È dunque importante per chi è coinvolto da questi processi di digitalizzazione divenire consapevole della necessità di un accrescimento di competenze, per potersi meglio adattare alle innovazioni del mondo del lavoro, soprattutto in questo contesto in cui si fa sempre più ricorso allo smart working.

Lavorare “smart” non significa lavorare meno e peggio. Mai smettere di porti degli obiettivi o perderli di vista: conoscerli bene e condividerli con i colleghi ti dà una marcia in più. 

Questo vale anche per i manager che, non potendo contare sulla presenza fisica dei collaboratori, devono maturare o consolidare la capacità di gestire gli smartworker. Mai smettere di dare obiettivi, di individuare indicatori di performance, di motivare. Non smettere mai di fare formazione ed esercitare queste nuove skills.

E tu? Sei già tornato in ufficio o lavori ancora in smart working?

In collaborazione con inCOWORK

Catanese di nascita e Milanese d'adozione, ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione il giorno del mio compleanno. Social media lover con una passione sfrenata per la musica di De André e i fumetti di Andrea Pazienza. Amo la Sicilia, il mare e il sole.

Recensioni
NESSUN COMMENTO

SCRIVI UN COMMENTO