Stallo in Giunta al Municipio 5, a oltre un mese ancora silenzio sui motivi dal ritiro delle deleghe alla assessora Di Vaia

A oltre un mese di distanza dal ritiro delle deleghe alla Cultura e alle Manifestazioni all’assessora Rosa Di Vaia il presidente del Municipio 5 Alessandro Bramati non ha ancora resi noti i motivi del suo

ConsiglioDiMunicipioA oltre un mese di distanza dal ritiro delle deleghe alla Cultura e alle Manifestazioni all’assessora Rosa Di Vaia il presidente del Municipio 5 Alessandro Bramati non ha ancora resi noti i motivi del suo provvedimento. Un silenzio in spregio, oltre che dei cittadini e dei consiglieri tutti, della correttezza politica e della ratio dello Statuto del Comune di Milano, che all’articolo 100 comma 3 recita espressamente: “… il Presidente può sostituire uno o più membri della Giunta dandone motivata giustificazione nella prima seduta utile del Consiglio municipale”. Nel Consiglio che si è tenuto il 14 dicembre scorso, dieci giorni dopo il decreto del presidente, nessuno ha detto niente, però. Neanche una comunicazione telegrafica.

Un silenzio colpevole, assordante, a meno che non si voglia sostenere, facendo propri ragionamenti legulei degni di un Azzeccagarbugli che governa trincerandosi dietro la “norma”, che un ritiro di deleghe che lascia praticamente disoccupata l’assessora Di Vaia (ma con stipendio al 100%) sia un atto che politicamente non obbliga a dare spiegazioni.

Quello che emerge è piuttosto una voglia di nascondere la realtà. È addirittura tanta la voglia di fare finta di niente che sulla questione sembra vigere un ordine a non parlarne, al limite dell’omertà. Fino all’altro ieri, interpellato dal nostro giornale un esponente di Forza Italia della maggioranza d Municipio, ha affermato che anche la stessa maggioranza non è a conoscenza dei motivi del ritiro delle deleghe. O forse preferiva non dirle pubblicamente. Sulla pagina del Municipio del sito del Comune solo oggi, a distanza di più di un mese e guarda a caso a seguito di una nostra mail di richiesta di informazioni al presidente, l’attribuzione delle deleghe agli assessori è stata aggiornata. I volantini delle iniziative della Cultura portano però ancora la firma della Di Vaia e sulla sua pagina Facebook l’assessora si presenta come se niente fosse come assessora alla Cultura.

Alla faccia della comunicazione e trasparenza, a parole tanto evocata, ma nei fatti negata.

La Cultura sacrificata per le elezioni del 4 marzo

BramatiA logica (e per amor proprio) l’assessora Di Vaia dovrebbe dimettersi o venir dimessa dal presidente (che dovrebbe agire per rispetto del ruolo che ricopre e del Municipio stesso), per lasciare il posto a un altro assessore. Ma Bramati, evidentemente, sta prendendo tempo. Preferisce tenere in Giunta un’assessora con “potere di firma” solo sui Cag (i Centri di aggregazione giovanile di cui praticamente non si è mai occupata) e i Cam (Centri di aggregazione multifunzionale), piuttosto che prendere una decisione, che potrebbe creare scontento tra i suoi. A maggior ragione ora che le elezioni sono alle porte e che una rissa per la nomina del nuovo assessore potrebbe minare la vernice di compattezza che centrodestra a tutti i livelli propone agli elettori.

Se infatti la Di Vaia non fosse più assessore il presidente Bramati dovrebbe prendere decisioni difficili, che rischierebbero di far riemergere vecchie ruggini. La scelta, seguendo il criterio di genere e la divisione tra i partiti di maggioranza, sarebbe potenzialmente a portata di mano. C’è la vice presidente delle Commissioni Casa e Politiche sociali, Famiglia, Educazione e Istruzione Silvia Soresina, di Forza Italia, come la Di Vaia. La consigliera però, oltre che essere stata l’ultima degli eletti (67 voti appena), è molto poco amata dalla sua stessa maggioranza e la sua nomina accrescerebbe il malcontento e le invidie. In alternativa il presidente dovrebbe pescare tra le donne della Lega, Chiara Perazzi e Roberta Perrone, anch’esse con ruoli nelle Commissioni consiliari. Ma questo avrebbe come conseguenza un rimpasto di Giunta e nelle commissioni molto ampio, con tutto quello che questo implica alla vigilia di elezioni politiche e regionali. Sempre ammesso che Soresina, Perazzi o Perrone siano disposte a lasciare il proprio lavoro per fare le assessore a circa mille euro al mese.

Di Vaia alla Cultura scelta sbagliata

di-vaiaDi tutta questa vicenda una cosa è certa: il ritiro delle deleghe alla Di Vaia non si può comunque considerare un fulmine a ciel sereno e deve essere accolta con un  sospiro di sollievo. L’assessora sin dal suo insediamento ha mostrato di non essere all’altezza del ruolo ricoperto. Le sue lodi al Duce del settembre del 2016 hanno fatto il giro d’Italia (leggi qui), così come solo qualche mese fa la grigliata abusiva svoltasi all’interno del Parco Sud, negata ma poi confermata da fotografie inequivocabili da noi pubblicate, svoltasi in un orto comunale assegnato al marito in modo discutibile, sono stati motivi di accuse e imbarazzi nella maggioranza (leggi qui). Nel mezzo un mandato in cui si è evidenziata una sostanziale incapacità dell’assessora a rapportarsi con il variegato mondo culturale e associativo del Municipio 5 (a parte quello cattolico, esibito però sui social in modo esagerato, come fosse un trofeo). Questo nonostante la Cultura sia uno degli ambiti in cui il decentramento comunale è più generoso, il tessuto sociale del nostro Municipio più ricco e quindi molto di più si sarebbe potuto fare.

Municipio 5 regno di Bramati

Se queste sono le mosse che ha in mente Bramati  siamo di fronte a un insopportabile tatticismo politico o una incapacità a prendere decisioni che non possono essere tollerati, visto che una delega importante come la Cultura, dopo oltre un anno di latitanza, non può rimanere nel limbo della indeterminatezza fino al 4 marzo “per non disturbare il manovratore”. A meno che l’autostima egocentrica di Bramati non giunga la punto di pensare che, oltre ai poteri di firma deleghe alle Politiche Sociali, Famiglia, Educazione ed Istruzione, Sicurezza, egli possa tenere tranquillamente e con profitto anche le deleghe alla Cultura e alle Manifestazioni.

Noi, per il bene del Municipio e dei soggetti che si occupano di Cultura sul territorio, abbiamo qualche dubbio a proposito. E ci chiediamo anche che dirà il resto della maggioranza di questo accentramento di funzioni e della permanenza in Giunta di un assessorato di fatto ormai svuotato. Ma come scritto in altre occasioni “Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”.

Stefano Ferri
(9 gennaio 2018)

 

 

 

Giornalista dello scorso millennio, appassionato di politica, cronaca locale e libri, rincorre l’attualità nella titanica impresa di darle un senso e farla conoscere, convinto che senza informazione non c’è democrazia, consapevole che, comunque, il senso alla vita sta quasi tutto nella continua rincorsa. Nonostante questo è il direttore “responsabile”.

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