Sulle tracce delle fabbriche di zona
Quante volte attraversiamo una via, un quartiere della nostra città, ammiriamo i condomini con strutture bizzarre, ci consoliamo se intorno è stato lasciato del verde, ma raramente ci si chiede su quali ceneri siano sorti
Quante volte attraversiamo una via, un quartiere della nostra città, ammiriamo i condomini con strutture bizzarre, ci consoliamo se intorno è stato lasciato del verde, ma raramente ci si chiede su quali ceneri siano sorti quei nuovi quartieri con palazzi magari alti otto, dodici, quindici piani…
Un libro fresco di stampa “Là dove c’erano le fabbriche” affascinante come un romanzo, puntuale e obiettivo come un saggio, racconta la trasformazione della zona sud di Milano. La zona cinque, periferia della città, punteggiata di Cascine agricole fino alla fine dell’Ottocento, abbandonate poi per lasciare spazio alle fabbriche, grosse e piccole, che in questo lembo di città erano davvero tante. Giuseppe Deiana, professore al liceo Allende, ha iniziato questo lavoro di ricerca con i suoi studenti qualche anno fa, e ora possiamo leggere e scoprire tra le pagine la memoria storica di questa zona. L’intreccio tra il territorio prevalentemente agricolo e l’insediamento delle prime fabbriche industriali comincia nei primi anni del Novecento. Tutto cresce in fretta nel solco del lavoro industrializzato, che richiede mano d’opera, con il conseguente spostamento di molti lavoratori che arrivavano da fuori Milano e dal Meridione. La zona perde così il sapore campagnolo perché intorno alle fabbriche crescono anche i quartieri per i lavoratori.
Nel libro si racconta in particolare la storia di due fabbriche molto importanti della zona: la Cartiera Binda nata alla fine dell’Ottocento e la metalmeccanica Grazioli sorta nei primi del Novecento. Un racconto affascinante, a partire dai “capitani d’industria” che le hanno fondate, alla loro crescita e fortuna perché facevano produzioni altamente qualificate e specializzate, e infine alla chiusura definitiva ormai da qualche decennio. Gli studenti del professor Deiana hanno fatto in tempo a intervistare alcuni ex operai che ora non ci sono più. Toccanti alcuni racconti, a cominciare dalle reazioni antifasciste agli scioperi per migliorare le condizioni di lavoro e per ottenere servizi di mensa e aumenti salariali… insomma la coscienza sociale della “Classe operaia” che non esiste più. Da un’intervista: “Nella zona la Grazioli era un’azienda conosciuta come una delle più qualificate… Sono stati anni in cui ho vissuto bene proprio perché c’era l’aspetto solidaristico, che fa parte della mentalità operaia, soprattutto di quella sindacalizzata e politicizzata”. Ora al posto della gloriosa Grazioli vi sono degli anonimi condomini. Anche nella vasta area ex Binda è sorto un nuovo quartiere. “La riqualificazione della periferia e il recupero del paesaggio sono stati formalmente proposti come progetto di riconversione di uno dei più interessanti siti di archeologia industriale… ma della valorizzazione dell’archeologia industriale non c’è nessuna traccia se non in apparenza”. Una fabbrica è risorta a nuovo quartiere. E oggi, che non ci sono più fabbriche, con un’alta disoccupazione giovanile e non, leggere queste storie, le storie che ci riguardano, ci pongono serie riflessioni.
Giuseppe Deiana
Là dove c’erano le fabbriche – La zona 5 di Milano
Edizioni Unicopli, 258 pp, 15 euro.
Presentazione del libro mercoledì 20/5, alle ore 18, allo Spazio del Sole e della Luna, via U. Dini 7, dialoga con l’autore C. Gallonet, modera Maurilio Riva.
www.associazionepuecher.it, info: 02.8266379.
Lea Miniutti
(maggio 2015)