Tamponi indietro tutta in Lombardia. Denuncia della Fondazione Gimbe: continua a ridurre i tamponi diagnostici invece di potenziarli
Dall’analisi pubblicata oggi della Fondazione Gimbe sulla base dei dati forniti dagli ospedali, emergono tre ragionevoli certezze. La prima: « Il numero dei tamponi diagnostici, finalizzati all’identificazione di nuovi casi, è calato drasticamente alla vigilia delle
Dall’analisi pubblicata oggi della Fondazione Gimbe sulla base dei dati forniti dagli ospedali, emergono tre ragionevoli certezze. La prima: « Il numero dei tamponi diagnostici, finalizzati all’identificazione di nuovi casi, è calato drasticamente alla vigilia delle due riaperture del Paese del 4 maggio e del 3 giugno». La seconda: «dopo il crollo nella settimana 28 maggio-3 giugno, complice la doppia festività, nell’ultima settimana poco più della metà delle Regioni hanno aumentato il numero dei tamponi diagnostici rispetto alla precedente». La terza. «Proprio le Regioni con una circolazione del virus ancora sostenuta nell’ultima settimana hanno ulteriormente ridotto i tamponi diagnostici invece di potenziarli. In numeri assoluti la Lombardia ha effettuato -2.576. Il Veneto -2.145. La Campania -2034. Fa eccezione l’Emilia Romagna +5.334.
Dal monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE, emergono anche dati positivi: « Nella settimana 4-10 giugno – afferma il Presidente Nino Cartabellotta – si conferma sia la costante riduzione del carico su ospedali e terapie intensive, sia l’ulteriore rallentamento dei contagi e, in misura minore, dei decessi». In sintesi: • Casi totali: +1.927 (+0,8%); • Decessi: +513 (+1,5%); • Ricoverati con sintomi: -1.422 (-24,8%); • Terapia intensiva: -104 (-29,5%).
Nel rimarcare l’affidabilità e le tempestività dei dati che provengono dagli ospedali, legati a flussi standard trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute, la Fondazione GIMBE rileva che: «il numero dei deceduti rimane ancora elevato per due ragioni: innanzitutto, il decesso può essere relativo a contagi non recenti; in secondo luogo, come dimostrato anche dal recente report ISTAT-ISS, la sottostima dei decessi è un fenomeno che si è progressivamente ridotto sino, verosimilmente, ad azzerarsi; infine il numero dei nuovi casi rimane un indicatore dipendente dal numero di tamponi diagnostici eseguiti».
Rispetto ai nuovi casi, spiega Cartabellotta « abbiamo valutato il trend dei tamponi totali e di quelli diagnostici effettuati a partire dal 23 aprile, ed esaminato l’attitudine delle Regioni all’esecuzione dei tamponi diagnostici nelle ultime due settimane». Questo quanto emerso:
Trend tamponi (figura 1). Esaminando il periodo 23 aprile-10 giugno, il trend dei tamponi totali risulta in picchiata libera nelle ultime 2 settimane (complessivamente -12,6%). Il trend dei tamponi diagnostici è crollato del 20,7% in prossimità delle riaperture del 4 maggio, per poi risalire e precipitare nuovamente del 18,1% in vista delle riaperture del 3 giugno. Nell’ultima settimana si assiste a un lieve rialzo (+4,6%).
Trend regionali tamponi diagnostici. L’incremento complessivo del 4,6% (+9.431) nella settimana 4-10 giugno, rispetto a quella precedente, non è il risultato di comportamenti omogenei su tutto il territorio nazionale: infatti, mentre 12 Regioni e Province Autonome fanno registrare un incremento assoluto dei tamponi diagnostici, nelle rimanenti 9 si attesta una ulteriore riduzione (figura 2).
«L’attività di testing – conclude Cartabellotta – finalizzata all’identificazione dei nuovi casi, alla tracciatura dei contatti e a loro isolamento continua a non essere una priorità per molte Regioni: purtroppo, nella gestione di questa fase dell’epidemia, in particolare dove la diffusione del virus non sembra dare tregua, la strategia delle 3T non è adeguata».
Già la settimana scorsa la Fondazione GIMBE aveva denunciato che il via libera del 3 giugno è stato deciso sulla base del monitoraggio relativo a 2-3 settimane prima; in secondo luogo l’attitudine alla strategia delle 3T è molto variabile tra le Regioni e non esistono dati sistematici sugli screening sierologici; infine, rispetto al battage mediatico della fase 1, la comunicazione istituzionale si è notevolmente indebolita, alimentando un senso di falsa sicurezza che può influenzare negativamente i comportamenti delle persone.
La Fondazione infine aveva ribadito la necessità di non abbassare la guardia perché il Paese non può permettersi nuovi lockdown: il rischio di una seconda ondata dipende, oltre che da imprevedibili fattori legati al virus, dalle strategie di tracciamento e isolamento dei casi attuate dalle Regioni e dai comportamenti individuali.«Se tuttavia l’improrogabile scelta di riaprire per rilanciare l’economia si è basata solo sull’andamento dei ricoveri e delle terapie intensive, è giusto dichiararlo apertamente ai cittadini con un gesto di grande onestà e responsabilità politica».
Il monitoraggio GIMBE dell’epidemia di COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org