“The social dilemma”, un film documentario che è un presa di coscienza sull’impatto dei social media

Lo scrigno dei tesori di Netflix quest'anno ha proprio deciso di puntare forte su pellicole dall'alto valore tesistico e che in questo anno cruciale,  che difficilmente potremo dimenticare, acquisiscono un valore ancora più profondo e dal carattere inquietante. Non

Lo scrigno dei tesori di Netflix quest’anno ha proprio deciso di puntare forte su pellicole dall’alto valore tesistico e che in questo anno cruciale,  che difficilmente potremo dimenticare, acquisiscono un valore ancora più profondo e dal carattere inquietante.
Non ci siamo tirati indietro con una buona dose di coraggio (e forse anche di masochismo), di analizzare in pieno periodo pandemico, un titolo che non lasciava spazio all’interpretazione, vale a dire la serie intitolata Pandemia globale
Il ciclo si ripete adesso con un altro titolo emblematico, decisamente anglofono ma abbastanza esplicito nelle sue intenzioni. 
“The social dilemma” pone al centro di un dibattito ormai diffuso una analisi di tipo sociologico dell’impatto dei principali social network sulle abitudini di vita e del modo in cui si cercano informazioni, da parte della cittadinanza di tutti gli angoli del globo. Senza mezzi termini e senza narrazione, essendo un lungometraggio documentaristico, la regia di Jeff Orlowski è un autentico “atto di accusa” da parte di tutta quella categoria di “dissidenti” che nel corso dell’ultimo decennio hanno lavorato o preso parte attivamente all’ascesa di Facebook, Twitter, Google, YouTube e chi più ne ha più ne metta.
Probabilmente la visione di questa docu-accusa rischia per molti di rivelarsi una ripetizione semplice o una mera riconferma di quanto compreso già in maniera autonoma in questi ultimi anni. Ma è una esperienza visiva da compiere e per comprendere le dinamiche di funzionamento di determinate piattaforme, ascoltando direttamente le parole che fuoriescono dalla bocca di chi ha creato dei sistemi di interazione con i migliori intenti possibili e per poi vederli diventare strumenti di discordia, creazione delle fatidiche “fake news” e campagne comunicative fatte di odio e dissacrazione di personaggi pubblici o politici avversi.
Ne esce un quadro estremamente contradditorio e con un conto diviso a metà. Da una parte si ha la consapevolezza di usare strumenti che hanno permesso senza dubbio di avvicinare persone, parenti e amici attraverso la condivisione di contenuti artistici o di svago. Peccato però che alla lunga distanza, questa quantità di dati sia stata manipolata o canalizzata da regie occulte che fanno solo l’interesse dei migliori finanziatori e sponsor. 
Nulla di nuovo forse per molti di noi. Ma è il processo di “consapevolezza”che viene messo al centro delle intenzioni di un documentario come questo che dà fastidio alle major e le multinazionali, il lato che conta di più.
Social dilemma disturba, esamina, apre interrogativi e a tratti annega lo spettatore forse con delle riflessioni che sono più filosofiche ed umanistiche che informatiche e tecniche
Non un capolavoro ovviamente, come altrettanto invendibile nei normali circuiti cinematografici, ma sicuramente un episodio singolo, degno di essere inserito nel programma di un corso di Sociologia o comunque nella cartella dei nuovi arrivi di Netflix che in questo caso si impone come multinazionale/voce “fuori dal coro”.
Lezione dura e pesante da digerire. Ma per questo periodo storico assolutamente necessaria. 
 
Genere: Drammatico, Documentario – Anno: 2020 – Regia: Jeff Orlowski – Attori: Skyler Gisondo, Kara Hayward, Vincent Kartheiser – Paese: Usa – Durata: 94 min -Sceneggiatura: Davis Coombe, Vickie Curtis, Jeff Orlowski – Fotografia: John Behrens, Jonathan Pope – Montaggio: Davis Coombe – Musiche: Mark A. Crawford – Produzione: Exposure Labs.

Laureatosi nel 2001 al Dams è attualmente impegnato nel settore commerciale e logistico Italia / Estero. Teamplayer e rivendicatore della libertà di espressione fra Politica, Musica e Spettacolo. Sogna una nuova Nouvelle Vague da ricreare a Milano ascoltando una vecchia canzone anni '80 e un goal del... Milan! Citazione preferita: "Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica faranno la mia felicità fino alla mia morte" (F. Truffaut).

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