Trevisani «Apriamo un tavolo permanente per sostenere il lavoro autonomo»

Giulio Trevisani, anima di Articolo 4, le difficoltà che incontra un lavoratore autonomo, soprattutto se over 45, quando perde il lavoro le conosce bene. Professionista dello spettacolo e dell’editoria, espulso tempo fa dal mercato del

trevisaniGiulio Trevisani, anima di Articolo 4, le difficoltà che incontra un lavoratore autonomo, soprattutto se over 45, quando perde il lavoro le conosce bene. Professionista dello spettacolo e dell’editoria, espulso tempo fa dal mercato del lavoro a causa di un problema di salute che gli ha impedito di lavorare per diverso tempo, ha vissuto la drammatica di trovarsi senza clienti e senza soldi. «Ho sperimentato sulla mia pelle che un lavoratore autonomo se in difficoltà è solo – ci spiega Trevisani –. Non esistono politiche per favorire l’occupazione e sostenere artigiani, professionisti o commercianti. L’attenzione è rivolta solo verso i lavoratori dipendenti e i giovani. Per carità, categorie degnissime, ma chi pensa a chi ha più di 40 anni?».

art.4Per aiutare le persone che si trovano in situazioni come quella che ha vissuto lui, Giulio Trevisani ha fondato nel 2013 Articolo 4, associazione di promozione sociale, che si ispira alla nostra Costituzione, facendo proprio il comma 1 dell’articolo da cui ha preso il nome: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. E ora, all’indomani delle elezioni, ha lanciato un appello alla nuova Amministrazione e alla città, perché il lavoro, anche quello autonomo, torni al centro del dibattito e soprattutto delle politiche della città. Il primo incontro pubblico per parlarne e mettere a punto una strategia si terrà il 7 luglio alle ore 21 allo Spazio Melampo di via Tenca 7.

Il primo gruppo di firme, già oltre 40 raccolte tra professionisti, artigiani, giornalisti, docenti e rappresentanti di settori e organizzazioni, sono state inviate accompagate da delle richieste di incontro al neo sindaco Giuseppe Sala e all’assessore al Lavoro Cristina Tajani. «Come recita la nostra Costituzione devono essere create le condizioni per dare attraverso il lavoro dignità ai moltissimi i lavoratori autonomi, professionisti, artigiani e commercianti rimasti senza e che stentano a trovarlo, scivolando sempre più su un tragico piano inclinato − ci ha spiegato Trevisani −. Non possiamo ancora sottovalutare questa situazione. Siamo di fronte una popolazione enorme, che ha dato moltissimo a Milano e altrettanto può dare in futuro per lo sviluppo della città. Per dare qualche numero: nel 2010 il Politecnico ha stimato 25mila lavoratori autonomi senza occupazione o semi occupati solo a Milano: contando le famiglie, siamo di fronte a una città nella città».

Le richieste di Articolo 4 all’Amministrazione e alla società civile sono precise: creare un soggetto permanente, in cui pubblica amministrazione, fondazioni, società civile si incontrino per studiare soluzioni che facilitino l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, le sinergie tra lavoratori, il finanziamento dei progetti. «Penso che una iniziativa valida potrebbe essere la creazione di cittadelle del lavoro diffuse – ci spiega Trevisani – con spazi ceduti ad artigiani e professionisti a condizione di favore, dando la possibilità di accedere a finanziamenti etici che consentano anche a chi non è più bancabile di ripartire e con agevolazioni per le aziende e istituzioni che qui acquistano servizi. Sono ipotesi di intervento su cui discutere, da attuare in parte o per niente: l’importante è porre la questione al centro e iniziare ad agire conseguentemente».

Per chi volesse aderire all’appello scriva a appellolavoro@articoloquattro.org, indicando nome, cognome e professione.

Per informazioni Facebook/articoloquattro.org

                                www.articoloquattro.org.

Stefano Ferri

(Luglio 2016)


Appello per il lavoro a Milano

Le persone che sottoscrivono questo appello ritengono che:

– che il lavoro, in tutte le sue forme, sia alla base di una società democratica, civile, solidale e che si adopera attivamente e collettivamente per sostenere la dignità, i diritti, lo sviluppo e il benessere di tutte le persone che la compongono e che il lavoro debba essere al primo posto nella lista delle priorità generatesi in seguito alla crisi che sta colpendo duramente l’economia e soprattutto le persone.

– consci che il lavoro sia un tema non solo nazionale, ma internazionale, che questo aspetto non debba tuttavia essere scusante per rimandare sine die il problema a livello locale e che molto possa essere fatto soprattutto a Milano, per rimettere in moto le decine di migliaia di persone che oggi vivono uno stato di disagio estremo per mancanza totale o insufficienza di reddito da lavoro, autonomo o subordinato che esso sia. Nessuna categoria di lavoratori può essere dimenticata dalla politica. Milano, città creativa, delle arti e dei mestieri, città del terziario avanzato e dell’innovazione ha il dovere di essere volano di idee e sperimentazioni e di produrre soluzioni.

– che non vi possa essere reale crescita economica ed occupazione diffusa se non attraverso l’analisi degli attuali modelli di lavoro e la loro riformulazione.

– però allo stesso tempo che i processi d’individuazione e formulazione di nuovi modelli di lavoro non debbano tenere conto solo delle logiche di profitto ma debbano essere anche modalità di ricostruzione e sostegno di valori umani quali la dignità, il diritto a progettare il proprio futuro e il benessere psico-fisico dell’individuo e che non possano prescindere dal rispetto per l’ambiente in cui sono implementati.

– che la costante e progressiva svalutazione delle competenze professionali attuata dal mercato del lavoro è diventata un problema culturale diffuso, non ha favorito né la qualità del lavoro né l’autorevolezza della professione, né l’occupazione, a qualunque livello. Ciò che non vale più nulla, non è retribuito più nulla.

– che anche altri stereotipi abbiano danneggiato profondamente l’idea comune del lavoro, che non può limitarsi ad essere scambio di tempo per denaro. La Costituzione Italiana, nell’Articolo 4 sancisce che ogni cittadino ha il dovere di svolgere un’attività “secondo le proprie possibilità e la propria scelta”. Scelta che non è un diritto, ma addirittura un dovere e oggi non è più garantita.

– che si sia dimenticato che il lavoro svolge un’importante funzione nella coesione sociale, che è soprattutto quella di far sentire ciascuno partecipe del processo di crescita e sviluppo di un paese. Non è più tollerabile il confinamento nell’invisibilità sociale di così tante persone sia giovani che over 40/50/60. È necessario mettere in moto un circuito di idee nuove che generi proposte, progetti e soluzioni reali, etici e sostenibili.

– che, in vista della nuova Città metropolitana e al fine di garantirne la futura coesione sociale, dato il numero di persone in grave disagio a causa una crisi che vede il suo prolungarsi senza un termine individuabile, non sia più rimandabile oltre un tavolo di progettazione condivisa di idee e soluzioni pratiche, sostenibili e attuabili in tempi brevi per cominciare a mettere mano alla ricostruzione del Mondo del lavoro a Milano. A questo tavolo le persone che sottoscrivono questo appello chiamano a raccolta gli esponenti della cultura, dell’informazione, della creatività, del pensiero sociale ed economico e vogliono invitare i nuovi amministratori di Milano.

 

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, blogger appassionata di cinema e teatro, talentuosa grafica e webmaster, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sfide, forte della sua estrazione umanista veste con grazia e competenza le testate digitali e su carta di Milanosud.

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