Una condanna esemplare
Ho sempre fortemente dubitato delle cosiddette "condanne esemplari". Una condanna deve essere giusta, commisurata al reato e, soprattutto, uguale per tutti (al netto di attenuanti e aggravanti). L'omicidio di Willy mi fa però dubitare
Ho sempre fortemente dubitato delle cosiddette “condanne esemplari”. Una condanna deve essere giusta, commisurata al reato e, soprattutto, uguale per tutti (al netto di attenuanti e aggravanti). L’omicidio di Willy mi fa però dubitare… dei miei dubbi.
Siamo in un momento particolarmente delicato della nostra vita sociale e politica. La violenza, il razzismo, le manifestazioni di odio dilagano. Specchio di una società in crisi di valori, ma anche perché in qualche modo c’è una sorta di legittimazione di questi comportamenti aberranti da parte di forze politiche che all’odio al razzismo e alla violenza ispirano il proprio messaggio, ancorché furbescamente mimetizzato da intenti di protezione e salvaguardia “dell’homo italucus”.
Immagino e spero che l’esecrazione per il comportamento delle bestie assassine sia unanime ma, purtroppo, i fratelli assassini non sono dei mostri nati per un errore di laboratorio, sono il prodotto di una pericolosa sottocultura alla quale per qualche pugno di voti in più alcuni fanno velo, stigmatizzando pelosamente il “mostro” quando compare, ma strizzando l’occhio a quell’ambiente che per i “mostri” è brodo di coltura.
Tornando agli assassini, sì, condanna esemplare nell’oggettiva valutazione dei reati connessi ma, soprattutto, certezza della pena, che è spesso l’anello debole della giustizia italiana. Perché di questo sottoprodotto umano non sappiamo che farcene e la società ha il diritto-dovere di isolarlo per sempre. Se questo sarà “di esempio” lo vedremo.