Unioni gay: i sindaci dicono si, i prefetti no

  «Oggi pomeriggio ho firmato personalmente, in qualità di ufficiale di Stato Civile, la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all’estero. Si tratta di un atto nel pieno rispetto

Truro cornwall gay pride parade 23.08.08

 

«Oggi pomeriggio ho firmato personalmente, in qualità di ufficiale di Stato Civile, la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all’estero. Si tratta di un atto nel pieno rispetto della legge». Con queste parole il 9 ottobre il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha annunciato quest’ulteriore passo avanti fatto dal capoluogo lombardo, avvenuto dopo che il Consiglio comunale qualche giorno prima, a larga maggioranza, aveva votato una mozione, che andava in questa direzione.

Mentre la discussione tra comuni, prefetti e ministro dell’Interno Angelino Alfano rosegue, Milano, insieme a molte altre città d’Italia, si conferma essere la “Città dei Diritti”.

La polemica che ha tenuto banco nelle scorse settimane vede opporsi due schieramenti nettamente contrapposti. Da una parte i prefetti che, sostenendo la posizione del ministro Alfano, vorrebbero l’annullamento degli atti in quanto la legge italiana non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Dall’altra, i sindaci che affermano di non voler obbedire al provvedimento perché, dice Pisapia, «la Corte Costituzionale proprio recentemente ha detto che non c’è contrarietà all’ordine pubblico».

Infatti, bisogna chiarire che questi atti rilasciano alle coppie omosessuali, sposate e con diritti all’estero, un documento che specifica che la trascrizione “ha valore ed efficacia meramente certificativa, dichiarativa e di pubblicità” non lasciando alcun dubbio sulla loro mancanza di validità e sulla inequivocabile imparità, nel nostro paese, rispetto ai matrimoni tra persone di sesso differente.

Per separare le acque, tutt’altro che calme, è intervenuto nelle settimane scorse il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che promette che questo sarà il tema su cui discuterà il Parlamento dopo l’approvazione della legge elettorale e delle riforme costituzionali. L’idea del premier è quella delle civil partnership alla tedesca che permette alle coppie omosessuali di godere degli stessi diritti di quelle etero: pensione, diritto all’assistenza del coniuge, successione. Ma no all’adozione, a meno che uno dei due genitori non sia quello biologico.

Sulle unioni civile alla tedesca si è dichiarato d’accordo anche Silvio Berlusconi, capo del centrodestra, per anni paladino della famiglia tradizionale. A suggellare questo importante cambio di orientamento anche il Sinodo dei vescovi che, riunito a discutere sulla famiglia, ha aperto implicitamente alle coppie omosessuali, parlando di persone con “doti e qualità da offrire alla comunità cristiana” e verso le quali bisogna riflettere seriamente.

È necessario attendere ancora per capire se ci saranno o no gli annullamenti e, soprattutto, se il Parlamento farà dei passi avanti.

I diritti si devono fermare di fronte alla posizione intransigente del ministro Alfano, a capo di un partito che i sondaggi danno intorno al 2%?

L’arcobaleno è sempre carico di speranze ma continua a chiedersi “Perché in Italia no?”.

Oreste Sorace

Sondaggio Demos: gli italiani dicono si alle nozze gay

Qualche settimana fa Demos per “la Repubblica” ha condotto alcune indagini in merito alle opinioni degli italiani sui matrimoni tra le coppie omosessuali e, per la prima volta, hanno restituito un segnale inaspettatamente positivo. Infatti la maggioranza degli italiani, il 55%, è favorevole alle nozze tra persone dello stesso sesso contro un 42% di contrari e un 3% di indecisi.

Inoltre, se si guarda nel dettaglio, emerge che tra gli elettori dei partiti schierati più a sinistra dell’emiciclo parlamentare circa i tre quarti sono a favore, mentre tra quelli del Pd il consenso scende avvicinandosi quasi ai valori dati dalla totalità degli elettori. Importante sottolineare la cifra proveniente da Fi – che probabilmente risente delle recenti aperture di Silvio Berlusconi su questo tema – secondo cui il 64% dei suoi aderenti sarebbe favorevole. Spostandoci a destra, gli interpellati iniziano a diventare sempre più contrari al quesito posto dal sondaggio. Tra i votanti di Lega Nord e Fratelli d’Italia solo 30 su 100 approvano l’idea mentre fra quelli appartenenti ad Ncd si arriva a toccare, addirittura, un irrisorio 8%. Infine, i consensi risalgono grazie ai pareri dei pentastellati, tra i quali il 72% è propenso ad accogliere questa proposta.

Se guardiamo agli ultimi numeri risalenti al maggio 2013, in merito a questa questione, si può notare come sia notevolmente aumentata la forbice dei favorevoli, passando dal 42 al 55%. Ciò che ne esce fuori è un Italia sicuramente più aperta e più attenta ai diritti di tutte le persone.

Laureata in Comunicazione politica e sociale, blogger e fotografa d’assalto, aggredisce la cronaca spregiudicatamente e l’html senza alcuna reverenza (e il sito talvolta ne risente), ma con la redazione è uno zuccherino. La sua passione è il popolo.

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