Uso e abuso di suoni e rumori

Credo che ognuno di noi sia legato a suoni e a rumori particolari che scandiscono invariabilmente la giornata, tuttavia di rado ce ne accorgiamo. Sarebbe un esercizio di attenzione interessante cercare di definire la propria

Credo che ognuno di noi sia legato a suoni e a rumori particolari che scandiscono invariabilmente la giornata, tuttavia di rado ce ne accorgiamo. Sarebbe un esercizio di attenzione interessante cercare di definire la propria giornata in base ai rumori da cui è scandita, perché ci accorgeremmo che a ognuno di questi abbiamo forse inconsciamente associato un’idea, uno stato d’animo che spesso non  riusciamo a spiegare. . Ogni luogo ha rumori e suoni del tutto caratteristici che non siamo abituati a sentire perché il senso della vista in noi è più forte; ma se provassimo a chiudere gli occhi per un giorno
intero ci accorgeremmo di capire moltissime cose dai rumori che ci circondano e soprattutto ci accorgeremmo di sentirne alcuni che non abbiamo mai udito, perché mai vi abbiamo prestato attenzione. Viviamo in un secolo di “inflazione” di suoni e rumori, perché da una parte siamo costretti a vivere immersi in un indistinto flusso di rumori che spesso violentano il nostro desiderio di silenzio, ma d’altra parte credo anche che oggi manchi del tutto la “cultura” del silenzio e non saprei dire se questa è una reazione o una causa.

Di fatto però la televisione, il cinema, la radio, le discoteche ci hanno abituato a volumi altissimi che sembra abbiano il dovere di coprire quelli più lievi della nostra vita. Nei messaggi pubblicitari siamo ormai abituati a colonne sonore che riempiono tutti i momenti dell’immagine,
senza lasciare spazio al silenzio, che pure esiste. Per questo desiderio di “colonna sonora” i ragazzi si circondano di musica, camminano e studiano con il walkman, guidano con il volume dello stereo altissimo, passano intere notti a farsi distruggere i timpani nelle discoteche. Ma, a lungo andare, anche una buona musica diventa insopportabile e un costante rumore di fondo non fa che aumentare in noi il desiderio di ciò che troppo spesso si vuole fuggire e cioè il silenzio. Ma perché si vuole fuggire dal silenzio? Forse perché molti a questa parola ne accostano un’altra: solitudine. Pensano che nel
silenzio non vi sia comunicazione. Ma quante sensazioni si possono trasmettere senza parole! Senza parole puoi dare spazio ai tuoi pensieri, alla memoria, al ricordo di cose passate e persone che hai amato.

Ma, purtroppo, la realtà ci investe continuamente con i suoi rumori. Il suono della sveglia alla mattina, il traffico delle ore di punta e le sirene spiegate per le vie della città appartengono alla nostra giornata, come tanti sono i silenzi che spesso ci avvolgono, ma che non sappiamo apprezzare: il silenzio di una giornata senza televisione accesa a quello di un intero giorno trascorso a leggere immerso
nella quiete di una stanza, fino al silenzio, che poi silenzio non è mai, di luoghi in cui non esiste suono umano a interrompere il sibilo del vento o lo scroscio della pioggia. Penso che il silenzio abbia mille parole, mille sussurri, mille sospiri. Se lo ascolti, puoi ritrovare te stesso. Bisogna imparare a separare i segnali utili dal rumore e prestare ascolto a meno cose, per sentire meglio le altre.

Anna Muzzana

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, blogger appassionata di cinema e teatro, talentuosa grafica e webmaster, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sfide, forte della sua estrazione umanista veste con grazia e competenza le testate digitali e su carta di Milanosud.

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